Animali salvati dai laboratori

Dal 2010 al 2024 l’Associazione ha recuperato, salvato e riabilitato 21.255 animali dai laboratori, grazie all’operato del Presidente dott. Massimo Tettamanti che, fornendo gratuitamente ai centri di ricerca le metodologie sostitutive, ha permesso il blocco di innumerevoli esperimenti con animali, facendosi al contempo carico di quelli in esubero, già precedentemente acquistati dai laboratori stessi. Molteplici le
specie salvate: ratti, topi, conigli, gerbilli, porcellini d’India, cani, gatti, cavalli.

 

Conigli da laboratorio

Le condizioni degli animali nei laboratori

All’uscita dai laboratori, segue la gestione e riabilitazione, che avviene grazie a meravigliosi volontari, specializzati in questa fase particolarmente delicata.
I roditori sono purtroppo la specie più martoriata e, solo per fare un esempio, fu I-Care Europe odv, per prima, ad accorgersi delle aberranti condizioni di vita in cui erano costretti a vivere i conigli negli stabulari: all’epoca, le gabbie di un coniglio in laboratorio non avevano nemmeno dimensioni minime. Il prigioniero non aveva la possibilità né di stendersi completamente, né di alzarsi sulle zampe.

I volontari che per primi si occuparono di loro osservarono, inoltre, come la lunga permanenza di questi in tali gabbiette ne modificasse la colonna  vertebrale, al punto che in molteplici radiografie si notava sempre lo stesso agghiacciante problema: invece di avere un andamento curvo, la colonna seguiva un andamento del tutto anomalo, come fosse spezzata in un punto. La totale mancanza di spazio in animali le cui zampe posteriori necessitano di una grande possibilità di movimento, modificava l’intero apparato scheletrico dell’animale, con conseguenze da irreversibili a mortali.

La testimonianza

Riportiamo le parole di Nicole, una delle nostre più esperte e preziose volontarie:

“La Natura non ha mai creato un animale di questo genere (“da laboratorio”) e proprio questo rende necessaria, in tutti i casi di salvataggio, una riabilitazione. Ad un animale che vive in tali condizioni non è permesso nulla. Non ha spazio sufficiente per la normale deambulazione e non può tantomeno correre o giocare. Spesso non può interagire con i suoi simili  che sente però nelle scatole ad esso vicino, gli è impedito persino condividere la prigionia. A questa innaturale condizione, si aggiunge lo stress continuo al quale sono sottoposti per le continue interazioni con gli sperimentatori e la sofferenza fisico-psicologica che gli esperimenti su di essi comportano. Durante la notte continuano a respirare quell’atmosfera di angoscia che torna a crescere al sorgere di un sole che non hanno il diritto di vedere. Quando per loro si riaccendono le luci e le porte si riaprono, ricomincia una disperazione che non possono comunicare e che in breve diventerà rassegnazione. E’ facile capire come la condizione non già normale delle loro vite e quella alla quale giungono al capolinea dei loro sentimenti, richieda sempre una riabilitazione.”

La fase della riabilitazione, dunque necessaria e naturalmente diversa a seconda dei problemi e delle specie, è ciò che rende unica l’attività dell’Associazione, poiché un salvataggio privo di questa fase  provocherebbe sofferenze e morte prematura per questi animali.

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